Cristianesimo - Le Grandi Verità della Bibbia

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Gli Eretici   dal
Medioevo alla Riforma





I  Francescani


I Francescani, dopo la morte del loro fondatore, avvenuta nel 1226, si divisero in due gruppi: i Conventuali e gli Spirituali. L’Inquisizione nacque nel 1215 per volontà di Innocenzo III al IV Concilio ecumenico lateranense. Allora il tribunale inquisitorio dipendeva dai vescovi, ma nel 1231 Gregorio IX ne fece un’istituzione direttamente dipendente dal Papa. Nel 1236 decise che doveva essere diretto dai frati e l’affidò all’Ordine domenicano.  Innocenzo IV nel 1246 estese questo potere all’Ordine francescano, cioè ai Conventuali.
I FRANCESCANI CONVENTUALI

I Conventuali, facenti capo ad Elia da Cortona, erano fedeli in tutto e per tutto al papato. Elia, dopo aver fatto erigere la Basilica inferiore di Assisi, fu costretto alla fuga perché ritenuto troppo amico dello scomunicato imperatore Federico II. Il frate si rifugiò alla sua corte, incorrendo anche lui nella scomunica. Federico II di Svevia era stato incoronato re di Germania nel 1212. Papa Innocenzo III voleva che bandisse una crociata, ma lui non si decideva mai a farla. Nel 1220 Federico II fu incoronato imperatore del Sacro Romano Impero da Onorio III.

Gregorio IX (1227-1241), appena fatto papa, scomunicò Federico II per non aver mantenuto l’impegno di una nuova crociata. Allora, nel 1228, Federico andò con il suo esercito in Terra Santa, ma riuscì ad ottenere Gerusalemme, Betlemme e Nazareth dal sultano d’Egitto per via diplomatica, senza combattere, e si incoronò re di Gerusalemme. Fu riammesso ai sacramenti. Nel 1231 stabilì il suo regno in Sicilia. In seguito cercò di stabilire un regno svevo nel nord d’Italia, sopprimendovi le libertà comunali.

Nel 1237 conquistò Milano e nel 1238 la Sardegna. Gregorio IX, temendo che i suoi domini si trovassero tra il vecchio regno svevo del sud e quello nuovo del nord, si alleò con i Comuni, che si erano uniti in una seconda Lega lombarda. Nel 1239 scomunicò una seconda volta Federico II e convocò un Concilio per deporlo. Al Concilio di Lione del 1245 Innocenzo IV autorizzò l’uso della tortura nei tribunali dell’Inquisizione, confermò la scomunica a Federico II e la estese al suo braccio destro Eberardo di Truchsen, che morì l’anno dopo.

Federico II fu sconfitto a Parma nel 1248 e poi a Fossalta, presso Modena, nel 1249. In quest’ultima battaglia fu catturato suo figlio Enzo, che i bolognesi tennero prigioniero fino alla morte (1272). L’imperatore si ritirò in Puglia, nel castello di Ferentino, dove morì nel 1250. Da scomunicato aveva accusato il papa di essere l’Anticristo, la belva del capitolo XIII dell’Apocalisse. Il papa gli aveva risposto che quella belva era lui, Federico II.

Eberardo di Truchsen, arcivescovo di Salisburgo (1200-1246) era il portavoce dell’imperatore presso i vescovi tedeschi e uno dei suoi principali consiglieri.  Spiegò per la prima volta nella storia del Cristianesimo che il "piccolo corno blasfemo" del capitolo VII di Daniele era il papato. Nel Sinodo di Ratisbona, in Baviera, nel 1241 Eberardo spiegò chi era l’Anticristo della seconda lettera di S.Paolo ai Tessalonicesi. Disse: "Circa 170 anni fa Ildebrando (Gregorio VII), sotto il pretesto della religione, gettò le fondamenta dell’Impero dell’Anticristo. Colui che si chiama il Servitore dei Servitori vuole essere il Signore dei Signori come se fosse Dio e parla magnificamente proprio come se fosse Dio, medita nuovi piani nel suo cuore per farsi lui solo padrone, cambia le leggi, stabilisce le sue, insozza, guasta, saccheggia, spoglia, imbroglia, uccide: è ciò che fa quest’Uomo del peccato che si chiama l’Anticristo, sulla cui fronte è scritto questo nome di bestemmia: io sono Dio e non posso errare. E’ seduto nel tempio di Dio e domina in lungo e in largo".

I FRANCESCANI SPIRITUALI

Intanto i Francescani più zelanti e intransigenti  verso l’esempio di Francesco e di frate Leone presero il nome di Spirituali per contrapporsi ai Conventuali, ritenuti carnali e materialisti. Nel 1241 lessero Gioacchino da Fiore e ne divennero seguaci, vedendo in Francesco l’"angelo" o messaggero della sesta epoca della Chiesa, quella precedente il ritorno di Cristo.

Il pensiero di Gioacchino fu perfezionato da uno di essi, Arnaldo da Villanova  (c.1235- c.1313), che fu il medico più famoso di quel tempo: commentò il testo della Scuola Salernitana e curò le più grandi personalità, tra cui Carlo II d’Angiò e Bonifacio VIII. Per tali motivi fu tollerata la sua eresia gioachimita, già condannata da Innocenzo III. Quando si trovava in Sicilia da Federico III, il papa Clemente V lo mandò a chiamare ad Avignone perché gravemente ammalato. Villanova morì durante il viaggio verso Genova, annegando nel naufragio della nave.

Lasciò dei libri pieni di interpretazioni profetiche della Bibbia, basate sulla acquisizione gioachimita che un giorno equivale ad un anno. Sostenne quindi che i 1260 giorni profetici, cioè 1260 anni, non finissero, come aveva pensato Gioacchino, nel 1260, partendo dall’inesistente anno zero, ma nel 1303, partendo da quando i discepoli di Cristo furono per la prima volta chiamati "cristiani" ad Antiochia nel 43. I 1290 giorni della profezia di Daniele finirebbero quindi nel 1333 e i 1335 giorni nel 1378, data in cui attendeva il ritorno di Cristo. Non fece in tempo a vedere se ciò si sarebbe adempiuto. Spiegò correttamente la profezia delle settanta settimane di Daniele sul Primo Avvento di Cristo. E questo rimane.

Lo Spirituale Pietro Giovanni d’ Olivi (1248-98), lettore nello studio francescano di Firenze, scrisse Postilla in Apocalypsim, dove sostenne che la vera Chiesa, quella dello Spirito, è la donna che fugge nel deserto per 1260 anni. La falsa Chiesa, Babilonia, è quella di Roma, che perseguita la vera Chiesa e che sarà distrutta alla fine della settima epoca dell’età cristiana, dall’inizio della quale comincerà il Nuovo Mondo o età dello Spirito. Per i 1260, 1290 e 1335 anni seguì per filo e per segno Arnaldo da Villanova. Le sue interpretazioni influenzarono il pensiero di Ubertino da Casale.  

Nel 1254 con il libro Introductorius ad Evangelium aeternum Gherardo di Borgo San Donnino, un paesotto a pochi chilometri da Parma, contribuì fortemente a diffondere le idee di Gioacchino da Fiore e ad annunciare l’imminenza della Nuova Era dello Spirito. Secondo lui il Vangelo eterno era il contenuto delle opere di Gioacchino e riteneva che Francesco d’Assisi fosse l’ "angelo" inviato da Dio nella penultima epoca della Chiesa, la sesta, per annunciare il ritorno di Cristo nell’ultima epoca, la settima, e che e i frati minori fossero coloro che dovevano guidare il Nuovo Mondo.

Nel 1260, l’anno segnato da Gioacchino come inizio della Nuova Età e della grande tribolazione, il giovane contadino Gherardino Segalelli da Parma si spogliò non solo di ogni bene materiale ma spesso anche delle vesti: predicare nudo significava per lui l’aver riacquistato per grazia divina l’innocenza di Adamo prima del peccato originale. Fu preso per pazzo, anche perché non aveva fissa dimora e predicava la penitenza e l’uguaglianza. Fondò un movimento pauperista, che chiamò Ordine degli Apostoli o Poveri di Cristo o Minimi. Nella comunità di Gherardino c’erano anche delle donne, con le quali gli Apostoli dormivano senza avere mai rapporti sessuali. Uomini e donne, legati solida un vincolo di fratellanza, predicavano nelle strade e nelle piazze e anche in qualche chiesa, quando riuscivano a salire sul pulpito.

Si dichiaravano seguaci di Francesco d’Assisi e della dottrina profetica di Gioacchino da Fiore. Al Concilio di Lione del 1274, convocato per la riunificazione tra la Chiesa Romana e quella Greca, papa Gregorio X disapprovò l’ordine da lui istituito e proibì a chiunque di fondarne dei nuovi. Fu un Concilio che portò male a due grandi personaggi della Chiesa: Tommaso d’Aquino morì durante il viaggio per Lione, forse avvelenato, nell’Abbazia di Fossanova; Bonaventura da Bagnorea morì invece poco dopo essere arrivato a Lione a cinquantadue anni. Il 2 marzo 1286 il papa Onorio IV condannò tale comunità come dannosa per i credenti e nel 1290 papa Niccolò IV inviò a tutti prelati una lettera contro tale movimento. Nel 1294 Gherardino fu condannato al carcere perpetuo. Quando venne catturato, il frate domenicano inquisitore Manfredo da Parma riaprì il processo che si concluse con la condanna a morte del predicatore. Il 18 luglio del 1300 Gherardino fu arso sul rogo.

Il suo posto fu preso da Fra’ Dolcino da Novara,  nato proprio nel 1260. Ritenne con Gioacchino che vi sono quattro età nella storia del popolo di Dio: la prima è quella degli ebrei  che va dai patriarchi fino a Cristo, la seconda è quella che va da Cristo a Costantino, la terza è quella da Costantino al 1260, durante la quale la Chiesa si era trasformata nella Babilonia mistica dell’Apocalisse, che doveva essere distrutta per i suoi peccati e le sue malizie. La quarta è la nuova età, quella dello Spirito, iniziata con Gherardino Segalelli nel 1260.

Scomunicato e perseguitato, fu seguito da molti discepoli, uomini e donne, fra le quali la bellissima Margherita, che fu unita a lui da un profondo affetto e dallo stesso inesorabile destino. Rifugiatosi con il suo popolo sulle montagne vicino a Vercelli, vide morire i suoi seguaci decimati dal freddo e dalle fame durante il terribile inverno tra il 1305 e il 1306. Il vescovo Ranieri di Vercelli informò il papa Clemente V ad Avignone della continua minaccia della setta dolciniana e il pontefice lo autorizzò a bandire una crociata contro Fra’ Dolcino. I crociati furono numerosi e ben armati e dopo un aspro combattimento ebbero la meglio. Nel marzo del 1307 la crociata ebbe fine: Dolcino, Margherita e il suo braccio destro Longino furono consegnati al vescovo in attesa della decisione di Clemente V. Il papa li condannò a morte. Il 1° luglio 1307 Dolcino e Margherita furono condotti nudi su un carro per le vie di Vercelli mentre con delle tenaglie roventi ne laceravano via via le carni fino alle ossa. Non sfuggì loro un lamento. Vennero arsi sul rogo e le ceneri disperse al vento.  

Gli Spirituali ottennero da Celestino V (1294) il permesso di formare la Congregazione dei Celestini o pauperes heremitae domini Coelistini. Il loro capo fu Fra’ Liberato e il loro poeta Iacopone da Todi. Quando sali sul trono di Pietro Bonifacio VIII, che regnò dal 1294 al 1303, i fraticelli fuggirono in Grecia. Il papa convinse il patriarca di Costantinopoli a perseguitarli, tanto che dovettero far ritorno in Italia. Appena arrivati in Puglia furono raggiunti dagli inquisitori. Fra’ Iacopone rimase molti anni in prigione e fra’ Liberato morì di stenti e di crepacuore. Gli Spirituali furono infine condannati come eretici nel 1323 da papa Giovanni XXII (1316-1334), residente allora ad Avignone.

Una parte degli Spirituali, che aveva preso il nome di Fraticelli, lo chiamò simoniaco, eretico, anticristo e si rifugiò a Roma perché ivi nel 1328 Luigi di Baviera aveva nominato un altro papa, Niccolò V, che era un francescano spirituale. I Fraticelli ben presto dovettero lasciare l’Urbe perché dopo due anni Niccolò V dovette sottomettersi al papa di Avignone.

I Fraticelli avevano istituito un terz’ordine, detto dei Beghini o Bighini e delle Beghine o Bighine, dal nome del belga Lambert Le Begue, che aveva già fondato questa congregazione pauperista laica a Liegi nel XII secolo. Negli ultimi anni della sua vita Giovanni XXII, che aveva combattuto strenuamente l’eresia, fu coinvolto in una disputa teologica: se l’anima alla morte va subito alla presenza di Dio o se deve aspettare il Giorno del Giudizio per riunirsi col corpo e quindi salire a Dio. L’opinione del papa fu che i morti, compresa la Beata Vergine e i Santi, non si trovassero al cospetto di Dio fino alla risurrezione. Fu la prima volta che un papa veniva accusato di eresia e poco prima della sua morte venne costretto a ritrattare. Il suo successore, Benedetto XII, restaurò la dottrina ortodossa.

Una figura importante di francescano inglese fu Gugliemo di Occam (c. 1280 - 1349). Nacque ad Occam nella contea del Surrey e fu educato ad Oxford e, come Ruggero Bacone, entrò a far parte dei Frati Minori. Per la sua fama di filosofo fu detto "Dottore Invincibile". Si schierò contro il Papa per difendere la povertà francescana e nel 1324 fu convocato ad Avignone, dove Giovanni XXII lo sottopose ad un processo inquisitorio e, in attesa di giudizio, lo fece rinchiudere in un convento per tre anni. Nel 1328, non essendo stato condannato, fuggì da Avignone con Michele da Cesena, generale del suo ordine. Insieme si rifugiarono alla corte di Luigi il Bavaro, dove due anni prima avevano trovato protezione Marsilio da Padova e Giovanni di Jandun.

Si schierò così apertamente con gli Spirituali contro Giovanni XXII, che nello stesso anno scomunicò Guglielmo e i suoi amici. In Baviera  divenne il consigliere del re, cui disse: "Tu me defendas gladio, ego te defandam calamo". Simpatizzò con le teorie di Marsilio da Padova e quindi, anche secondo lui, Chiesa e Stato dovevano essere separati: le pretese politiche del Papato erano contrarie alla volontà di Cristo. D’altro canto -aggiunse- l’esistenza stessa del Papato non era necessaria alla Chiesa, che poteva benissimo essere governata da un Collegio di tipo apostolico.

Mirò ad una restaurazione del Nominalismo. Secondo questa dottrina filosofica medievale, gli "universali", cioè i concetti generali che noi creiamo non sono realtà ma puri nomi. Il concetto generale di "albero" esiste solo nella nostra mente e non ha riscontro nella realtà. Lo stesso principio fu applicato all’estetica e all’etica. Per esempio, bellezza e bruttezza, sono entrambe dei semplici concetti mentali, derivanti dall’osservazione di cose che vengono considerate ora belle ora brutte. Ma bellezza e bruttezza non esistono in se stesse. Questa dottrina trovò la sua espressione nell’aforisma "universalia post rem", cioè l’astratto è noto dopo che è noto il concreto. I nominalisti, quindi, accettarono come realtà solo ciò che deriva dai sensi.

L’opposto del Nominalismo fu il Realismo, che sostenne la reale esistenza degli universali, già presenti, come le "idee" di Platone, nella mente divina, dalla quale sgorga la diversità dei tipi effettivi. In altri termini esiste un albero non specificato e tutte le varie specie di alberi, come la quercia, il pino ecc. sono derivazioni del concetto originale di albero. La massima dei realisti era "universalia ante rem", cioè gli universali esistono prima dell’oggetto individuale e concreto.

Il capo degli Spirituali fu il gioachimita Ubertino da Casale. Casale è un paese in provincia di Vercelli, dove questi nacque nel 1259. La sua opera fondamentale fu Arbor Vitae Crucifixae Iesus Christi (1305). In essa sostenne che Bonifacio VIII era l’Anticristo, "la belva che sale dal mare con sette teste (i sette peccati capitali) e dieci corna (la sua presunzione contro i dieci comandamenti)". Benedetto XI, successore di Bonifacio VIII, era "la belva che sale dalla terra". I due Testimoni del capitolo XI dell’Apocalisse erano S. Francesco e S. Domenico. In base alla scomunica degli Spirituali emanata da Giovanni XXII nel 1323, Ubertino dovette fuggire in Baviera alla corte di Luigi, dove morì nel 1328.

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