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Gli Eretici   dal
Medioevo alla Riforma





L'Inquisizione di Spagna
(Istituita nel 1478 - con una bolla di papa Sisto IV)


L’Inquisizione, fondata da papa Innocenzo III nel 1215, aveva tribunali sparsi per tutta l’Europa e affidati ai frati domenicani e francescani. Ogni tribunale viveva delle confische ordinate dai giudici. Nel Quattrocento la crescente importanza degli Stati nazionali ridusse l’attività di quei tribunali e quindi anche i loro introiti, per cui si impoverirono e in molti luoghi cessarono la loro attività.

Il matrimonio, celebrato nel 1469 in Spagna, tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona permise l’unificazione dei due regni: Isabella divenne regina nel 1475 e Ferdinando nel 1478. Fu in quest’ultimo anno che nacque il regno unito di Spagna e anche l’Inquisizione spagnola. I due sovrani chiesero al papa Sisto IV il consenso di nominare inquisitori nei loro territori, che il papa concesse. Gli inquisitori a loro volta dipendevano da un inquisitore generale, nominato sì dal papa ma obbediente di fatto ai sovrani. Il Consiglio inquisitorio, presente dal 1483 fu, nel sistema stabilito successivamente da Carlo V, considerato come gli altri Consigli (Consiglio di Stato del 1522, di guerra del 1517, delle finanze del 1523). Il colore degli abiti degli inquisitori era nero.

Il primo e più famigerato inquisitore generale fu il frate domenicano Tomas de Torquemada, confessore della regina. Sotto il suo ministero bruciarono vive migliaia di persone, tanto da meritare le lodi del papa Alessandro VI Borgia. Per il suo fanatismo faceva indagini capillari sulle convinzioni religiose degli spagnoli, di qualunque ceto. Arrivava dovunque per compiere ispezioni inattese e ripetute. Lo accompagnava un corpo di guardia di oltre cento armati. Era vegetariano, vestiva un saio di panno grezzo per apparire un asceta; in realtà abitava in palazzi sontuosi messi a sua disposizione dalla corte. Morì nel 1496 e il suo successore fu il vescovo Diego Deza.



Il suo braccio destro fu il cardinale Cisneros. Questi obbligò i frati spagnoli, liberi e gaudenti, alla più severa povertà e all’osservanza del celibato: quattrocento frati francescani preferirono convertirsi all’Islam e fare i servi in Africa settentrionale piuttosto che rinunciare ai piaceri del talamo. Cisneros voleva la conquista spagnola della costa africana in una crociata contro i Mori. Dopo la morte di Isabella nel 1504, ruppe ogni rapporto con il suo sovrano Ferdinando perché si rifiutò di attuarla e nel 1509 si ritirò nell’università di Alcalà. Morì nel 1517.

Il pretesto per stabilire in Spagna un’Inquisizione nazionale, mai esistita prima, fu la persecuzione  degli ebrei e la loro espulsione nel 1492, perché erano diventati troppo ricchi e troppo in vista per non destare invidia. Alcuni scelsero l’esilio, gli altri, se non sceglievano di battezzarsi, venivano braccati, interrogati, torturati e messi al rogo. Nel caso in cui l’ebreo fosse riuscito a fuggire, al suo posto veniva bruciato un manichino che ne rappresentava l’effigie. Gli ebrei rimasti dovettero necessariamente convertirsi al cattolicesimo e vennero chiamati "conversos" e, in senso dispregiativo "marranos", cioè porci.



Il Tribunale dell’Inquisizione doveva stabilire se la loro conversione era reale o dettata dall’opportunismo e se, rimasti fedeli al loro vecchio credo, facessero ancora proselitismo tra i cattolici. Nel 1495 divenne re del Portogallo Emanuele il Grande, che espulse gli ebrei anche da quella terra. L’Inquisizione processava anche i "vecchi cristiani" accusati di bestemmia, inosservanza dei dogmi e degli obblighi del rito, bigamia ecc.  

Diverso fu il destino dei "moriscos", i musulmani convertiti, che furono perseguitati solo dal 1540. La ragione dell’attesa fu che, essendo convertiti da poco, bisognava concedere loro un po’ di tempo per vedere se la loro fede cristiana era vera o falsa. Costituivano la maggioranza della popolazione nella Castiglia e a Granada e fu loro imposto di non parlare l’arabo e di vestirsi all’occidentale. A Granada nel 1569 ottomila "moriscos" si ribellarono, ma loro rivolta fu repressa nel sangue. L’espulsione degli ebrei e la persecuzione dei "conversos" e dei "moriscos" costituirono un grave danno economico per la Spagna, perché perse la parte più vitale del suo ceto mercantile.



L’arcivescovo di Toledo Bartolomeo Carranza (1503-1576) fu il consigliere fidato di Carlo V. Accompagnò l’erede al trono di Spagna Filippo in Inghilterra nel 1554, quando questi sposò Maria Tudor  e divenne il consigliere della sanguinaria regina, fomentando la spietata persecuzione dei protestanti inglesi. Tornato in Spagna dopo la morte della regina, avvenuta nel 1558 per un tumore all’utero sbagliato per una gravidanza, ottenne di nuovo l’arcivescovado di Toledo sotto Filippo II. Come teologo si mise a scrivere nel 1559 un commentario al catechismo cristiano, nel quale condannò la corruzione del clero e denunciò l’eccesivo ricorso alla pratica delle indulgenze.

Da persecutore divenne perseguitato: processato per eresia dall’Inquisizione fu rinchiuso in carcere per quindici anni, nonostante le proteste della Santa Sede. Finalmente, nel 1547, fu consegnato alle autorità romane,  che emisero una sentenza molto mite: non avrebbe potuto riavere la sua diocesi se non dopo cinque anni di esilio. Ma Carranza, logorato nel fisico per la lunga prigionia, morì subito dopo, nel 1576.

L’unico movimento cattolico riformista di una certa importanza che nacque in Spagna in quei tempi difficile e che finì in odore di eresia fu quello degli alumbrados (illuminati), una derivazione della Devotio moderna, frequentato per lo più da francescani sotto la guida di una suora, Isabel de la Cruz. Si trattava di francescani che provenivano da famiglie di conversos (ebrei convertiti al Cattolicesimo). Predicavano l’uguaglianza tra credenti ed erano favorevoli, come del resto insegna l’Ebraismo, ad una confessione diretta fra il credente e Iddio senza bisogno di quella  auricolare e quindi del sacerdote. Auspicavano una rifondazione della Chiesa.

L’Inquisizione fece arrestare Isabel de la Cruz nel 1524 con l’accusa di eresia, perché nelle dottrine degli alumbrados c’era qualcosa che si ritrovava anche nel pensiero di Lutero e in più perché molti di essi erano conversos. Nel 1525 il movimento fu definitivamente condannato da un editto dell’Inquisizione, cui fecero seguito feroci repressioni. Nel delirio antisemita dell’élite spagnola di quel tempo, fanatica per la purezza della razza spagnola (limpieza de sangre), fu facile fare di ogni erba un fascio, tanto che nel 1556 Filippo II giungerà a sostenere il folle principio che "tutte le eresie della Germania, della Francia e della Spagna erano state disseminate dai discendenti degli ebrei".

La Riforma protestante in Spagna attecchì poco o punto. Gruppi isolati di simpatizzanti furono massacrati senza pietà a Vallodolid e a Siviglia. Due comunità di protestanti furono interamente arse vive tra il 1559 e il 1562; si trattava di alcune decine di persone che bruciarono sul rogo per fedeltà alla Riforma. Ciononostante, proprio dalla Spagna verranno due delle figure più luminose della storia del Cristianesimo: Juan de Valdès e Michele Serveto.

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