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Gli Eretici   dal
Medioevo alla Riforma





I Protestanti Italiani


In Europa, tra il 1530 e il 1560, c’era in un clima di guerra di religione, che fu guerra aperta e sanguinosa nell'Impero, cruenta in Inghilterra e Francia, ma anche guerra fredda, a volte neanche tanto fredda, nella penisola italiana. Qui un quarto di secolo dopo la protesta di Lutero, quando divenne evidente che il dissenso religioso aveva assunto proporzioni tali da essere sentito come pericolo non solo dalla Chiesa ufficiale, ma anche dal potere costituito, la gerarchia romana iniziò un’opera sistematica per arginare la Riforma e per riconquistare le posizioni perdute.

Decisiva in questo senso fu la costituzione del "Sant’Uffizio dell’Inquisizione" nel luglio 1542. In quello stesso anno, Pietro Martire Vermigli, forse il piu grande teologo protestante italiano di tutti i tempi e il cappuccino Bernardino Ochino, il piu celebre predicatore dell'epoca, abbandonarono la penisola e trovarono asilo in Inghilterra e a Zurigo. Anche l'umanista piemontese Celio Secondo Curione, nel 1542, si rifugiò nella Confederazione elvetica, trovando ampia stima come professore di retorica all'università di Basilea. Poco tempo dopo, l'ex eremita agostiniano Agostino Mainardi, originario di Saluzzo in Piemonte, l'ex canonico lateranense Girolamo Zanchi, originario di Bergamo, e l'ex francescano napoletano Scipione Lentolo si rifugiarono a Chiavenna, ove svolsero il loro ministero pastorale.

Nel 1547 comparve nei Grigioni l’ex eremita agostiniano Giulio della Rovere o Giulio da Milano, che trascorse il resto della sua vita come pastore a Vicosoprano e a Poschiavo. Da Lucca e Modena decine di famiglie appartenenti all'aristocrazia cittadina emigrarono verso Ginevra. A Ferrara e a Venezia si contarono a centinaia le persone che abbandonarono la patria e si rifugiarono nei territori protestanti per essere liberi di professare la propria fede. La decisione di Pier Paolo Vergerio di ritirarsi nei Grigioni va vista quindi su questo sfondo molto più ampio delle vicende drammatiche che il protestantesimo italiano ha avuto nel secolo XVI.

Molti di coloro che fuggirono davanti all'Inquisizione romana non si rifugiarono nella terra di Martin Lutero ma a Ginevra, Zurigo e soprattutto nei territori delle Leghe retiche. La "Rhaetia" era allora uno stato federale comprendente i Grigioni propriamente detti (Graubünden), la Lega delle Dieci Giurisdizioni (Zehngerichten) e la Lega della casa di Dio (Gotteshausbund), nonché la Valtellina e i distretti intorno a Chiavenna e a Bormio, che i retici avevano strappato al Ducato di Milano ed annesso nel 1512 alle proprie terre. Perché questa scelta? Innanzitutto per la relativa vicinanza all'Italia e per motivi linguistici, essendo l'italiano una lingua corrente in queste zone dati gli stretti legami commerciali esistenti, ma anche e soprattutto perché nei territori sottoposti alle Leghe retiche vigeva dal 1526 (dieta di Ilanz) una relativa tolleranza religiosa, che permetteva ai singoli borghi, villaggi e distretti di scegliere tra la fede cattolica e quella evangelica. Era una condizione davvero eccezionale per una regione che faceva parte della diocesi di Como.

A Ginevra c’era Calvino, col suo assolutismo teocratico. Alla sua morte, avvenuta nel 1564, gli successe Teodoro di Beza (1519-1605), severo verso gli eretici, ma limitandosi alla loro espulsione. Basilea fu il rifugio dei nemici di Calvino. A Zurigo c’era il successore di Zwingli Martin Bullinger (1504-1575) e le tesi calviniste si scontravano con le convinzioni di zwingli sul valore simbolico dei Sacramenti. Un compromesso fu ottenuto nel 1545 con il Consenso di Zurigo (Consensus tigurinus), in cui prevalsero definitivamente le interpretazioni calviniste sulla Santa Cena.

Dopo la morte di Beza, il clero calvinista di Ginevra condannò al rogo, tra il 1592 e il 1657, circa 150 eretici con l’accusa di "lesa maestà divina, il capo di imputazione che si affibbiava alle streghe. Il calvinismo ortodosso si irrigidì sempre di più fino a formulare un simbolo esclusivamente calvinista, il Consensus Helveticus del 1678, artefice del quale fu il pastore di origine lucchese Francesco Turrettini.

Nelle pagine successive elencheremo i più importanti eretici italiani fra quelli che aderirono alla Riforma, accettandone e difendendone la dottrina...

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